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          BOLLETTINO '900 - Testi / A, febbraio 2000             Successivo

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EDOARDO ALBINATI
COSA DEBBO FARE CON TE, AMORE MIO?

Un affermato poeta di cinquant'anni, Rastoni, aveva un fidanzato di
vent'anni drogato. Il ragazzo campava di lavoretti rimediati qui e lā.
Malgrado gli desse parecchio filo da torcere, Rastoni lo amava
perdutamente. Cercava di aiutarlo, gli passava soldi, chiedeva agli altri
poeti se avevano lavori da fare in casa: il ragazzo se la cavava come
manovale. Una volta il poeta seppe da un suo giovane ammiratore, o
discepolo, che il padre doveva farsi ridipingere la casa, il soffitto e le
pareti, tutto quanto da rasare stuccare e rimbiancare. Propose per il
lavoro Diego, il suo fidanzato. Il padre del giovane ammiratore accetto',
si accordarono sul prezzo. Diego attacco' con la paletta a scrostare
l'intonaco, solo che ando' in crisi non appena annuso' l'odore della
tempera. Comincio' a contorcersi sul pavimento, piegato in due, e a
ululare. Voleva la droga. Fu necessario che il poeta Rastoni andasse di
persona a calmarlo, ma non ci riuscė, e come tutta risposta Diego gli
ruppe in testa il manico di una scopa. "Accidenti, ma cosa fai?" chiese
il poeta toccandosi la fronte da cui colava un po' di sangue, "ti sei
impazzito, Diego!" Diego urlo' e lo colpė di nuovo col pezzo di manico,
facendolo sanguinare copiosamente. "Perche' sei cosė violento? Che cosa
debbo fare con te, amore mio?" si lamento' Rastoni. Intanto il padrone di
casa era allibito perche' non immaginava che suo figlio, il quale voleva
fare il letterato, e che lui manteneva agli studi, si mischiasse con
quella gente: il giovane imbianchino drogato e il poeta finocchio. Ma
forse era questa la letteratura. Decise percio' di star zitto, perche' non
voleva essere d'ostacolo alla carriera del figlio o offendere i suoi
strani amici, e dunque, quando davanti ai suoi occhi, Diego si fu fatto la
dose che Rastoni era corso a procurargli, e di conseguenza la pianto' di
strillare, disse che per parte sua non c'erano problemi perche' Diego
proseguisse il lavoro. In fondo lui non s'intendeva di letteratura, non
era il suo campo. Lui era un ingegnere. Pero' uscė di casa preoccupato.

Il giovane letterato, che amava la poesia e la poesia di Rastoni in
particolare ma non era uno sciocco ne' un ingenuo, vide Rastoni ubriaco
d'amore e temette che Diego si approfittasse di avere campo libero: mentre
Diego e il poeta si riappacificavano abbracciandosi, raduno' gli oggetti
di valore della casa, li mise nella camera da letto del padre, chiuse a
chiave la camera e porto' via la chiave.

Poi accompagno' Rastoni in macchina al Pronto Soccorso. Diego era risalito
in cima alla scala e ricominciava a scrostare il soffitto, canticchiando.
Al poeta diedero cinque punti sulla testa. Quando torno' a casa, Rastoni
si sentė struggere di solitudine e di pena e scrisse una poesia: ci mise
un paio d'ore. Alla fine, ricopiandola, era abbastanza soddisfatto e
sollevato. Stava invecchiando, questo sė, ma la vena continua a
zampillare. Poi ripenso' a Diego con un misto di amore e risentimento:
"Brutto bastardo" disse tra se' il poeta, "ora ti concio per le feste" e
si mise ad aspettarlo, cucinando la cena. Ogni tanto si toccava il cerotto
che copriva la sutura, per controllare che non si fosse staccato. Ma sulla
cute quasi calva il cerotto aderiva bene.

L'ingegnere torno' la sera a casa e trovo' tutto sottosopra: i mobili
coperti di teli di plastica, e sopra la plastica i frammenti e la polvere
di intonaco rimosso. Diego aveva fatto un discreto lavoro e l'indomani
poteva passare alla fase seguente. Bene. Purtroppo pero', quando
l'ingegnere cerco' di entrare in camera da letto, la trovo' chiusa a
chiave. Non riusciva a capire come questo fosse possibile e cerco' di
ricordare se l'avesse chiusa a chiave lui, ma no, non era andata cosė. E
allora? l'aveva chiusa il ragazzo? e perche'? Un'altra stranezza: stavolta
pero' qualcuno gliela doveva spiegare, per favore. Si rassegno' al fatto
di non poter entrare in camera sua e, scansati i teli di plastica,
cercando di non alzare troppa polvere, se ne ando' a dormire in salotto
su un divano.

Intanto suo figlio, con la chiave scordata in tasca, stava a cena in
pizzeria con altri studenti di lettere e poeti e ragazze che volevano fare
le pittrici e raccontava l'episodio accaduto tra Rastoni e il suo amante.
Usava parole feroci e colorite. Tutti morivano dal ridere, piu' botte in
testa prendeva Rastoni, piu' ridevano. "Perche' sei cosė violento? Che
cosa debbo fare con te, amore mio?": la battuta veniva ripetuta imitando
il timbro nasale del poeta.

Diego non torno' a casa. L'unica cosa che aveva trovato in casa
dell'ingegnere era un secchiello d'argento o forse nemmeno d'argento,
pero' abbastanza pesante. Ando' in giro col motorino e trovo' uno che gli
diede ventimila lire per il secchiello, che erano comunque troppo poche.
Quindi ando' a battere tra la stazione e i monumenti. Rastoni lo attese
invano, seduto a tavola, con il vino e la scodella dei maccheroni davanti:
quando furono ormai mosci e quasi freddi ne mangio' un piatto, forzandosi
a inghiottire. Lascio' apparecchiato per Diego nel caso tornasse tardi e
avesse fame. La testa gli faceva di nuovo male e i punti tiravano. Pianse
un po' ma poi rilesse la sua poesia e trovo' che non era male.

COSA DEBBO FARE CON TE, AMORE MIO?
(LACRIME DI COCCODRILLO)

di Giovanni Rastoni

Nella forza che ti lega le braccia
abbandono ogni pretesa di capire, Diego
tu hai almeno otto braccia quando mi stringi
quando mi sollevi da terra
al mercatino vorrebbero venderti
usando oro al posto del piombo
ma ti ho comprato io per primo
e mangero' quando mi viene fame. Ti uccido
con le mie mani incapaci, le pulsazioni
sempre piu' lente nel collo, senno' ti lascio
vivere ancora per un po' nel mio teatrino
dove ballerai e ballerai e alla fine
t'inchinerai, giuro, m'inchinero'
anch'io davanti alla follia, chiamato
a gran voce, il tuo amabile tenore
innamorato e pazzo di te, Diego, ole'.
Mi stai a sentire, coniglio bianco?
Il mio muso sanguina quando mi chino
a osservarti dormire: le tue spalle fremono
le copro col lenzuolo, dalla finestra
sta entrando il vento bagnato di ottobre
con lacrime pesanti come noci di cocco
e io sto tutta la notte a vegliare, asciutto
tremendamente sobria questa notte
anche lo spazio tra le note e' asciutto
anche le pause tra gli scherzi di
quei quindici ragazzi seduti sulle moto
sotto casa.

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Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature
versione e-mail - TESTI / A, febbraio 2000. Anno V, 1.
Editor: Federico Pellizzi; Redazione: Daniela Baroncini, Eleonora Conti,
Silvia Dall'Olio, Stefania Filippi, Anna Frabetti, Elisa Soverini;
Dipartimento di Italianistica dell'Universita' di Bologna, Via Zamboni 32,
40126 Bologna, Italy, Fax +39 051 2098555; tel. +39 051 2098595/334294.
Reg. Trib. di Bologna n. 6436 del 19 aprile 1995 - ISSN 1124-1578

URL: http://www.unibo.it/boll900/
         http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/
         http://www.brown.edu/Departments/Italian_Studies/boll900/

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