**************************************************************

          BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / B, agosto 2003             Successivo

**************************************************************

SOMMARIO:

- Eleonora Conti, Antonella Savioli
Resoconto del Convegno:
*Il bene e il male. L'etica nel romanzo moderno.*
(Sant'Arcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana,
23-24 maggio 2003)

-------------------------------------

Eleonora Conti, Antonella Savioli
Resoconto del Convegno:
*Il bene e il male. L'etica nel romanzo moderno*
Sant'Arcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana,
23-24 maggio 2003.


Si sono svolti, il 23 e 24 maggio scorsi, a Sant'Arcangelo
di Romagna, i Colloqui malatestiani, appuntamento annuale
con la teoria della letteratura, le letterature comparate,
il romanzo, giunto ora alla sua quindicesima edizione.
Nella consueta atmosfera di confronto e ricerca,
studiosi di varie generazioni e di diversa formazione,
si sono confrontati sull'etica nel romanzo moderno.
L'argomento ha permesso un viaggio affascinante attraverso
i romanzi di viaggio (Defoe, Swift), di ispirazione
cattolica (Bloy, Chateaubriand, D'Aurevilly, Huysmans) e
popolare (Tolstoj e Cechov); tra romanzieri di ieri
(Dostoevskij) e di oggi (Kundera, Cercas, Houellebecq,
Sollers, Renaud Camus); sulle tracce di eroi "sleali",
personaggi immersi nel *vacuum* dei valori della loro
epoca, a contatto con la quotidianita' del bene e del male.

Le tre sessioni delle due intense giornate di studi
sono state introdotte da tre interventi che hanno
fornito le chiavi d'accesso e d'orientamento ai lavori.
Claudia Corti, con un breve *excursus* storico, ha
indicato i passaggi-chiave della nostra cultura: dal
dominante dualismo bene-male di tradizione cristiana,
all'agnosticismo - in cui il dualismo cede il posto
alla complementarita' -, attraverso il Romanticismo,
con la sua glorificazione del male, fino alla
rivoluzione del Novecento che, passando
per l'"al di la' del bene e del male" nietzscheano,
culmina nell'aforisma di Bataille "la letteratura
non e' mai innocente". Gabriella Violato invece ha
messo in luce il nodo teorico del convegno, chiedendosi
fino a che punto il romanzo moderno faccia posto al bene,
o a un'etica dominata dal bene. E ha concluso che esso
e' dominato dal male, dal momento in cui l'Illuminismo
ha messo in crisi il concetto di bonta' della natura
umana. Marinella Camerino, infine, ha aperto una
finestra sul romanzo italiano tra Otto e Novecento
- aggiungendo un elemento importante al quadro delineato
dal convegno, dato che nessuna relazione lo ha
avuto per oggetto -, interrogandosi sull'eccentricita'
della nostra tradizione nazionale rispetto al panorama
europeo. Prendendo le distanze dalla posizione
sostenuta da Berardinelli, secondo cui *I Promessi
Sposi* sono fuori dal canone realistico perche'
le azioni umane sono sottoposte ad un'etica
preordinata, la Camerino ritiene che il ritardo con cui
il romanzo si afferma in Italia giustifichi una pių
stretta connessione tra etica ed estetica, rispetto
al resto d'Europa. A partire da Verga, e poi con sempre
maggiore evidenza in Pirandello, Svevo e Tozzi, il romanzo,
anche in Italia, smette di essere portatore di valori,
assiste al tramonto della morale, non si muove pių
in un orizzonte i cui punti di riferimento siano
il bene e il male.

Le relazioni di Terry Eagleton e di Guido Mazzoni hanno
impostato teoricamente i lavori: Eagleton, discutendo
della natura del male da differenti prospettive (teologica,
romantica, estetica, psicoanalitica), ha precisato la sua
natura "autotelica" e sottolineato la difficolta' di
rappresentare artisticamente la virtu'. Mazzoni, con una
relazione densissima di spunti di riflessione, ha cercato di
definire la morale del romanzo. Il romanzo infatti si e'
staccato dalla poetica del classicismo europeo solo negli
ultimi due secoli, quando si e' sgretolata quella gerarchia
di vite, valori, mondi morali, destini personali che
corrispondeva in letteratura ad una precisa gradazione di
stili e generi. Da quel momento, la narrativa ha
offerto al lettore un mondo "policentrico e anomico",
abitato da individui, ognuno con un diverso orizzonte di
valori, talora inconciliabili tra loro, un mondo
"individualistico, nichilista (o politeistico), sistemico",
dove e' possibile condividere passioni e ideali dei
personaggi senza giudicarli.

Le indagini poi si sono rivolte ad autori e opere.
Franco D'Intino ha introdotto il modello dell'"eroe
sleale", figura uscita dal ghetto del genere comico e
dei ruoli secondari solo nel momento in cui, fra Sei
e Settecento, il personaggio fuorilegge, estraneo al
sistema di valori tradizionali della sua societa' e
della sua famiglia, ha assunto dignita' di personaggio
serio ed e' entrato nel romanzo. Il fuorilegge piu'
rappresentativo e' certo Robinson Crusoe, che, nello
spazio simbolico dell'isola su cui fa naufragio,
ricrea, eroe moderno, un sistema di valori
completamente nuovo, frutto del suo coraggio, del suo
egoismo e della sua slealta' verso il padre e la societa'.
Ma gia' Rousseau e poi Sade ricreano spazi simbolici e
isolati, abitati da personaggi consapevoli che "non ci
sono ne' fedelta' ne' lealta' ne' riconoscenza tra uomini
che perseguono ciascuno il proprio interesse. La vita
civile e organizzata diventa dunque incerta
e avventurosa come quella di Robinson".

Anche l'indagine di Flavio Gregori si e' mantenuta
nell'ambito del romanzo di viaggio settecentesco.
Egli ha analizzato la concezione swiftiana di "male
radicale", evidente nei *Viaggi di Gulliver*. Gulliver
infatti, personaggio dal destino tragicomico (dorme
nella stalla come i cavalli e come loro trotterella,
ma non č un cavallo razionale), incline a usare la
propria razionalita' per soggiogare la natura e gli
altri esseri animati che incontra e a trasformare la
propria etica in valore assoluto, non riesce a
districarsi dalle proprie contraddizioni e non puo'
che scivolare nella follia. Swift ci mostra, attraverso
i suoi viaggi, da una parte l'inquietante catalogo
delle malvagita' di cui l'umanita' e' capace, dall'altra,
costringendo il suo personaggio a vagare dall'estrema
razionalita' alla pazzia, la radicalita', l'assolutezza e
la banalita' del male.

Una consistente sezione di interventi si e' concentrata
sull'Ottocento. Pierre Glaudes ha presentato l'opera di
quattro scrittori francesi cattolici (Chateaubriand,
Barbey d'Aurevilly, Huysmans e Bloy), i cui romanzi
scendono all'inferno per mostrarci il male: in questo modo,
essi intendono criticare i fondamenti socioculturali
della modernita' e rappresentano anche una reazione al
lutto metafisico che assale l'uomo che fa esperienza,
come mai prima, della secolarizzazione. Il loro intento e'
apologetico (l'incontro col divino, attraverso
l'esperienza del suo opposto): in queste visioni che si
richiamano ora a Dante ora alla tragedia classica ora al
romanticismo piu' cupo, assume evidenza la crisi
dell'ottimismo che aveva originato il mito del Buon
Selvaggio e trionfa la figura del demonio: il male,
ispiratore degli stati piu' torbidi e ambigui della
coscienza, e' la strada attraverso cui questi scrittori
intendono adattare il discorso apologetico a un
mondo ormai disincantato.

All'Ottocento russo hanno dedicato i loro interventi
Damiano Rebecchini e Giuseppe Di Giacomo, che hanno
focalizzato l'attenzione rispettivamente su Tolstoj,
Cechov e Dostoevskij. Il primo intervento ha permesso
un'incursione nell'orizzonte di valori della narrativa
popolare ottocentesca, dei suoi autori e del suo pubblico.
In particolare Rebecchini si e' chiesto se sia possibile
una letteratura popolare che, ottenendo un buon successo
di pubblico, al tempo stesso ne possa mettere in dubbio il
sistema etico di riferimento, e, per rispondere
all'importante quesito, e' andato alla ricerca delle
reazioni delle comunita' contadine russe presso le quali
Tolstoj e Cechov cercarono di diffondere un'etica nuova.
Le diverse reazioni di pubblico ai due autori (insuccesso
del primo e successo del secondo) dimostrano la maggiore
permeabilita' del pubblico a valori veicolati da forme
letterarie piu' adatte alla nuova societa' di massa, a
indicare che dai mutati modelli letterari emerge
l'affermarsi di un'etica nuova. L'intervento di Di Giacomo
invece, partendo dalla prospettiva del giovane Lukacs,
si e' concentrato sul rapporto fra etica ed estetica in
Dostoevskij: secondo Lukacs, Dostoevskij e' scrittore
etico perche' radicalizza il non senso del mondo e,
nel romanzo, vuole ritrovare il senso dall'interno del
non senso. Solo accogliendo e condividendo il non senso,
il male (dolore, sofferenza, peccato), patendolo fino
in fondo, e' possibile accettarlo e arrivare poi a
ritrovare un senso.

Jurgen Wertheimer infine, ha dimostrato, a partire
da *Madame Bovary*, *Anna Karenina* e *Effi Briest*,
come il romanzo ottocentesco sia abitato da *mostri
di moralita'*, costretti ad adeguarsi a un'etica che
e' un puro prodotto sociale, costrittivo, incurante
delle ragioni del corpo e dell'individuo, il cui
destino e' necessariamente tragico. Se negli esempi
esaminati, gli amanti sono sempre degli *outsiders*
e i mariti i rappresentanti di un'*elite* sociale,
le mogli protagoniste, col loro ruolo di vittime,
finiscono per rappresentare una sorta di punto
d'equilibrio fra il Bene sociale e il Male.

Tre interventi sono stati dedicati all'elaborazione
dell'etica in alcuni autori contemporanei di grande
successo. Nei romanzi di Kundera, soprattutto
nell'*Immortalita'*, ha sostenuto Sylvie Richterova,
si assiste alla rielaborazione dell'estetica del male.
La studiosa, individuata questa prospettiva da cui
Kundera affronta il problema dell'etica, ha distinto
il Kitsch - corrispondente al "male estetico", che
abbonda nell'opera di Kundera, e che comporta il
guardare se stessi attraverso lo specchio della
menzogna -, dalla *poiesis*, il "bene estetico",
l'azione creativa che vi si oppone: a suo avviso,
grazie alla complessa architettura dei suoi romanzi,
ossia grazie ad un atto creativo, Kundera vuole
svelare un vuoto, la mancanza di un senso. Il
paradosso e' l'elemento costitutivo dei suoi romanzi,
ma spesso e' nascosto. Poiche' l'etica e' finta, vuota,
egli parte dall'estetica, a cui riconosce la capacita'
di veicolare il senso piu' vero dell'esistenza.

La prospettiva da cui č partito Pierre Jourde e'
attualissima: alcuni romanzi francesi contemporanei
hanno suscitato scandalo o sono stati oggetto di
censura, e questo e' stato in alcuni casi il
lasciapassare del loro successo. Gli scrittori
piu' rappresentativi di questo fenomeno sono Philippe
Sollers, Michel Houellebecq e Renaud Camus.
Paradossalmente, nella letteratura contemporanea,
la questione morale persiste in modo rovesciato:
l'amoralita' coincide con la letterarieta', secondo
l'idea che l'opera vera sia quella che turba il
pubblico, che mette a nudo l'indicibile dell'individuo.
Cio' ha generato in Francia il proliferare di una letteratura
confidenziale. Se lo scandalo produce
confusione nell'etica, e' vero che due bastioni della
morale resistono e provocano ancora reazioni forti,
se presenti in letteratura, la pedofilia e il razzismo.
La questione morale resta aperta: come trovare un modo
per salvare la letteratura da una sorta di isolamento
dal mondo, dalla pretesa di qualcuno di renderla
inoffensiva, e contemporaneamente far si' che rifletta
l'etica della comunita' in cui nasce?

Un salto geografico verso la penisola iberica, con
Xavier Cercas e il suo *Soldati a Salamina*, ha concluso
idealmente l'indagine ad ampio raggio sull'etica del
romanzo moderno.
Partendo dal grande successo di pubblico del romanzo,
Jose' Maria Pozuelo Yvancos ne ha analizzato il significato
letterario ed etico. Al centro della storia si colloca
il gesto di perdono di un anonimo soldato spagnolo
repubblicano nei confronti del fascista Rafael Sanchez
Mazas: l'episodio assume un significato simbolico
fortissimo, una precisa guerra storica assurge a
metafora di tutte le guerre (il titolo del romanzo
allude proprio a questo), l'anonimo eroe restituisce
alla storia tutti gli eroi dimenticati e il romanzo,
che grazie al procedimento dell'autofinzione mescola
realta' e invenzione fino a renderle indistricabili,
va oltre la mera realta' storiografica e da' voce a
una realta' nuova, la realta' letteraria.

La letteratura dunque, proprio per la sua capacita'
di andare alla ricerca del senso piu' profondo dei
gesti umani, per il suo strutturale procedere per
*quetes* e per la vocazione a creare "eroi" esemplari,
si configura come mezzo potentissimo di indagine morale.

**********************************************************

Please forward a copy of this Newsletter to colleagues
who might be interested in reading it. If you receive
a forwarded copy, and would like to be placed on the
Bollettino's distribution list for future information,
please contact us:

staff: boll900@iperbole.bologna.it
editor: pellizzi@alma.unibo.it
subscribe: boll900@philo.unibo.it
unsubscribe: boll900@philo.unibo.it

**********************************************************

©Bollettino '900 - versione e-mail
Electronic Newsletter of '900 Italian Literature
Segnalazioni/B, agosto 2003. Anno IX, 4.

Direttore: Federico Pellizzi
Redazione: Michela Aveta, Eleonora Conti, Stefania
Filippi, Anna Frabetti, Valentina Gabusi, Saverio Voci.

Dipartimento di Italianistica
dell'Universita' di Bologna,
Via Zamboni 32, 40126 Bologna, Italy,
Fax +39 051 2098555; tel. +39 051 2098595/334294.
Reg. Trib. di Bologna n. 6436 del 19 aprile 1995.
ISSN 1124-1578

http://www.unibo.it/boll900/
http://www.unibo.it/boll900/archivio/
http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/
http://www2.unibo.it/boll900/numeri/2002-i/

**********************************************************