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Note:


1  Questo articolo consiste in una versione scritta e ampliata della comunicazione Il Mediterraneo come mito propagandistico nella letteratura coloniale per ragazzi presentata al XIX convegno dell’Associazione Internazionale dei Professori di Italiano, Insularità e cultura mediterranea nella lingua e nella cultura italiane (Cagliari, 25-28 agosto 2010).

2  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, Bari, Laterza, 2001.

3  Ivi., p. 23.

4  Cfr. G. Tomasello, La letteratura coloniale italiana dalle avanguardie al fascismo, Palermo, Sellerio, 1984, pp. 51 sgg, cit. in Ibid.

5  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., p. 24.

6  A. Licari, R. Maccagnani, L. Zecchi et al., Letteratura, esotismo, colonialismo, Bologna, Cappelli, 1978, cit. in Ivi, p. 23.

7  Per i riferimenti completi si rimanda il lettore alla bibliografia in fondo all’articolo.

8  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., pp. 16-19.

9  Verso la fine del romanzo, i due narratori si confondono: la voce del nonno si rivolge ai piccoli lettori diventati dei balilla e non è chiara la cesura fra il racconto inquadrato e la cornice in cui il narratore è il Tenente Anonimo. Questa confusione contribuisce a mantenere la complicità stabilita fra il narratore di secondo livello e il lettore; grazie all’effetto di reale, la fiducia del lettore nei confronti del narratore non si rompe quando arriva la conclusione «L’abissino è sempre quello». Sulle strategie di elabrazione della complicità fra narratore e piccoli lettori, si veda S. Delcroix, Complicité et enfants sans âge. La littérature narrative durant le fascisme italien, in A. Rezzouk e M. Tsimbidy (a cura di), La jeunesse au miroir. Les pouvoirs du personnage, Paris, L’Harmattan, 2012, pp. 119-129.

10  Tenente Anonimo, Volontario in Africa, Milano, La Prora, 1935, p. 17.

11  S. Gotta, Piccolo legionario in Africa Orientale, Milano, Baldini e Castoldi, 1940, pp. 64-65.

12  Cfr. M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., p. 16.

13  Questa è la propaganda ma studi mostrano che le colonie costavano piú di quel che erano profittevoli. Per quello che riguarda l’Italia, è piuttosto l’industria privata ad aver tratto beneficio delle imprese in Africa. Infatti Nicolas Labanca ritiene che «il gravame delle colonie sul bilancio dello Stato e sull’economia del Paese fu [...] notevole: soprattutto dal punto di vista comparativo, cioè rispetto ai guadagni che lo Stato ne ritraeva.» (N. Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, Bologna, Il Mulino, 2002, p. 289).

14  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., p. 16.

15  Tenente Anonimo, Volontario in Africa, cit., p. 42.

16  Nonno Ebe, Genietti e Sirenelle in A.O., Milano, Carroccio, 1936, p. 20.

17  S. Gotta, Piccolo legionario in A.O., cit., pp. 137-138.

18  Autore anonimo, Pinocchio istruttore del Negus, Firenze, Marzocco, 1939, pp. 55-56.

19  Tenente Anonimo, Volontario in Africa, cit., pp. 24-27.

20  O. Visentini, Africanelle. Fiabe, Torino, SEI, 1937, p. 15.

21  A. Cipolla, Il re fanciullo, Firenze, Bemporad e figlio, 1920, pp. 75-76.

22  S. Gotta e O. Visentini, Soldatini d’ogni giorno, Milano, Baldini e Castoldi, 1938, p. 156.

23  O. Visentini, Africanelle. Fiabe, cit., p. 11.

24  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., p. 17.

25  Ibid.

26  Ibid.

27  I due paggi narra di una principessa nera, senza dubbio la più bella di fronte alle altre giovinette del regno. La principessa viene data in sposa al ricco Scià di Persia dai ministri, contro il parere della regina sua madre. Questa, infatti, profetiza il ripudio della figlia da parte del principe che, davanti al suo popolo bianco, avrà onta della moglie.

28  G. Anguissola, I due paggi, in Ead., Il carretto del Mercante, Milano, Hoepli, 1942, p. 51.

29  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., p. 18.

30  «il tragitto dell’eroe solare si ferma al suo zenit, senza proseguire la sua corsa fino al nadir. Nessun eroe declinante qui, nessun eroe tragico: conta soltanto l’apoteosi dell’eroe». (M. Letourneux, Le roman d’aventures, un récit de frontières, in I. Niéres-Chervel (a cura di), Littérature de jeunesse, incertaines frontières, Parigi, Gallimard, 2005, p. 36. Traduzione dell’autrice).

31  Anche i discorsi – spesso contraddittori – diffusi tramite la «Difesa delle razza» (1938-1943) si fondavano su una pseudo continuità genetica e culturale sin dall’Antichità (cfr. V. Pisanty, Educare all’odio: «La difesa della razza» (1938-1943), Gruppo Editoriale Motta, 2007).

32  S. Gotta e O. Visentini, Soldatini d’ogni giorno, cit., p. 23.

33  G. Fabre, L’elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani, 1998, p. 188.

34  G. Giovanazzi, F. Sapori, N. Padellaro et al., Convegno nazionale per la letteratura infantile e giovanile: Bologna 1938-XVII. Relazioni, Roma, Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche et Sindacato nazionale fascista autori e scrittori, 1939-XVII, pp. 9-10. Le sottolineature sono aggiunte.

35  In «Le sirenelle del Lago Tana» (in Nonno Ebe, Genietti e sirenelle in A.O., cit.), le sirenelle del Lago Ascianghi vanno a trovare le sirene dei mari e poi risaliscono i fiumi per annunciare la vittoria degli Italiani, «portatori di civiltà Romana» (p. 84) e la prossima liberazione degli schiavi alle sirenelle degli altri laghi africani.

36  Nonno Ebe, Genietti e sirenelle in A.O., cit., p. 76.

37  Tenente Anonimo, Volontario in Africa, cit., pp. 20-21.

38  A. Cipolla, Il re fanciullo, cit., p. 75.

39  Ivi, p. 81.

40  Tenente Anonimo, Volontario in Africa, cit., pp. 84-85. Con tali argomenti, il regime intendeva favorire l’emigrazione dei suoi contadini verso la Libia e il Corno d’Africa. L’immagine di una colonia feconda fu soprattutto opera della propaganda, sin dalla fne dell’Ottocento. A proposito dell’«insostenibilità [...] di molti miti veicolati dalla propaganda», Nicolas Labanca spiega che «Alcuni di essi, tanto sfacciati e impudenti, non potevano durare a lungo prima di essere smentiti dalla ben più misera realtà che essi pretendevano di raffigurare. Fra tali miti [...], possono essere annoverate le fantasie degli anni Ottanta dell’Ottocento su un’Eritrea feconda e ferace, immaginata al crocevia di ricche vie carovaniere dal Sudan e dall’Etiopia. Ma la realtà fu assai più brulla e più povera [...]. Niente altro che miti furono le immagini del 1911 di una Libia lussureggiante e in cui si favoleggiava avrebbe potuto emigrare e trovare lavoro centinaia di migliaia (se non milioni) di italiani. Gli italiani vi trovarono invece sabbia, terra difficile e una resistenza anticoloniale cui erano impreparati. Altri miti ancora furono quelli del 1935-1936 sull’Etiopia, magnificata come la chiave di una possibile ricchezza italiana e che invece si rivelò un paese certamente più vasto e più ricco della Libia o dell’Eritrea, ma che avrebbe avuto bisogno di tempi lunghi di colonizzazione, di eccezionali investimenti e di pace.» (N. Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale, cit., p. 263).

41  A. Cipolla, Il re fanciullo, cit., p. 8.

42  S. Gotta e O. Visentini, Soldatini d’ogni giorno, cit., p. 17.

43  O. Visentini, Africanelle. Fiabe, cit., p. 33.

44  M. Pagliara, Il romanzo coloniale tra imperialismo e rimorso, cit., p. 20.

45  A. Cipolla, Il re fanciullo, cit., p. 83.

46  Ivi, pp. 80-82.

47  P. Palumbo, Orphans for the Empire. Colonial Propaganda and Children’s Literature during the Imperial Era, in P. Palumbo (a cura di), A place in the Sun. Africa in Italian Colonial Culture from Post-Unification to the Present, Berkeley-Los Angeles-London, University of California Press, s.d. (ma pres. 2008), p. 234. Invece, nelle immagini propagandistiche diffuse sulla «Difesa della razza», la cui pubblicazione iniziò nel 1938, i meticci sono sempre rappresentati come persone dal fisico diforme o per lo meno sgradevole (cfr. V. Pisanty, Educare all’odio: «La difesa della razza» (1938-1943), cit.).

48  Cfr. A. Cipolla, Il re fanciullo, cit., p. 14.

49  In relatà si tratta di una riscrittura in chiave fascista da parte di Arnaldo Cipolla: se la trama e il discorso coloniali non cambiano, si nota l’aggiunto di riferimenti al Duce e alla storia contemporanea dell’Italia. Ad esempio, il protagonista Omar viene chiamato col soprannome di Balilla, in allusione al movimento giovanile fascista che raggruppava i ragazzi dagli otto ai quattordici.

50  Cfr. P. Palumbo, Orphans for the Empire. Colonial Propaganda and Children’s Literature during the Imperial Era, cit., p. 230.

51  Tenente Anonimo, Volontario in Africa, cit., p. 78.

52  Ivi, pp. 89-90.


Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2013

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Giugno-dicembre 2013, n. 1-2


 

 

 

 

 

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