Racconti in libreria (1991 - 2000)
di Carlo Schiavo

 

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Abbiamo tentato di accertare le condizioni editoriali del racconto italiano durante l'ultimo decennio del Novecento. A tal fine, ci siamo valsi di uno spoglio da «L'Informazione Bibliografica» [«L'Informazione Bibliografica», Bologna, Il Mulino], integrandolo poi con ricerche sull'Opac del Servizio Bibliotecario Nazionale [<http://www.sbn.it>]. Prima però di fornire i nostri risultati, insieme magari a qualche considerazione, dovremmo delimitare meglio confini e coordinate. Per quanto riguarda «L'Informazione Bibliografica», essa non prende in considerazione le uscite da edicola, ossia i libri che limitano la loro circolazione su quel canale particolare. Pensando a collane quali ad esempio «Urania» della Mondadori, con tutte le relative affiliate, risulta che una fetta del mercato librario resta comunque esclusa dalla catalogazione. Inoltre, non vengono indicizzati i libri delle case editrici che vendono unicamente per corrispondenza. Dal proprio canto, l'Opac SBN dipende tanto dalle presenze dei volumi nelle biblioteche quanto, soprattutto, dalla loro catalogazione elettronica on-line.
Da parte nostra, invece, abbiamo tenuto conto solo delle antologie che raccolgono scrittori diversi, escludendo pertanto i libri di racconti scritti da un unico autore.
Ciò premesso, sono venuti fuori questi dati:

  • Dopo due anni, il '91 e il '92, con un numero assai esiguo di uscite, dal 1993 la presenza in libreria si è attestata intorno alla decina di titoli all'anno, con un parziale calo nel '96 e poi nel '98 e nel '99, ma con una visibile ripresa nel 2000 (forse a motivo della particolarità della data; tanto è vero che proprio nel 2000 sono uscite due antologie con lo stesso titolo: Racconti di fine millennio, una per la Guaraldi di Rimini e l'altra per l'Abelardo di Pescia).
  • Il numero effettivo dei racconti aumenta in maniera sensibile se si considera che alcuni autori, specie giovani, preferiscono la misura appunto del racconto a quella del romanzo, e pubblicano pertanto antologie personali.
  • Moltissimi titoli specificano il genere «racconti», o riportano la dicitura «scrittori» o simili.
  • Parecchi sono anche i titoli che presentano l'aggettivo «nuovo», declinato il più delle volte al plurale: «nuovi scrittori», «nuovi autori», «nuovi racconti»; ma anche «nuova narrativa», e così via. Con l'intento, forse, di rimarcare un supposto o desiderato scarto generazionale; in maniera più certa, per autenticare un dato effettivo.
  • I tipi di racconto sono distribuiti in maniera piuttosto eterogenea all'interno delle varie annate, per argomenti, collane, ecc. Alcuni tipi, poi, tendono ad esaurirsi e a sparire, e al loro posto ne compaiono degli altri, senza legami apparenti di causalità.
  • Prevalgono in grandissima parte le pubblicazioni che riguardano nicchie, delle più varie specie: titoli di argomento determinato (ad esempio, i gatti), o di afferenza particolare (in singolar modo regionale, ma soprattutto cittadina, con Milano, Trieste, ecc.), oppure caratterizzati socialmente (su tutti, gli scritti di donne, presenti però solo nella prima metà del decennio).
  • Di conseguenza (crediamo con un rapporto reciproco di causa/effetto), le case editrici che se ne occupano sono piuttosto piccole, ed ognuna si dedica ad un tipo specifico.
  • Ogni tanto, però, si muovono anche gli editori più grandi, o comunque più conosciuti, in relazione a precise strategie di mercato o qualora le antologie contengano nomi noti (in questo si segnala la Mondadori) o argomenti di moda. Così, l'Einaudi ha lanciato il pulp nel '96, e l'iniziativa è stata affiancata da Stampa Alternativa all'interno di un progetto proprio. Quest'ultima, poi, ha tentato nel '95/'96 un (ri)lancio delle varie letterature fantasy, horror, neo-noir, ecc.
  • Sempre a proposito della letteratura di massa, il più presente e resistente è il giallo [cfr. <http://www2.unibo.it/boll900/numeri/2002-i/Lucarelli.html>].
  • Al di là, in ogni caso, di tutte le citate antologie a carattere ed argomento specifici, quelle che presentano storie di taglio più generale o altrimenti significativo sono per lo più concentrate nella metà del decennio. Del 1994 è My generation. L'amicizia, la politica, il sesso, la noia, la notte, la droga, la scuola: 19 giovani esordienti raccontano la loro generazione [Torino, Nuova Eri], e del '95 I nuovi selvaggi. Le condizioni del narrare oggi: antologia dei nuovi narratori italiani [a cura di Fulvio Panzeri, Rimini, Guaraldi]. Come già accennato, poi, nel '96 è uscita Gioventù cannibale per l'Einaudi, seguita l'anno dopo da Anticorpi (la cosiddetta «altra faccia» del pulp) per gli stessi tipi, e da Cuore di pulp per Stampa Alternativa (all'interno del progetto editoriale ricordato sopra). Sempre nel '96 si è poi avuta la ristampa di Italiana, una raccolta piuttosto esaustiva di autori contemporanei che la Mondadori aveva già proposto nel '91 in un'edizione fuori commercio.
  • Molto numerose, soprattutto negli ultimi anni, sono le pubblicazioni tratte da premi letterari o da iniziative particolari organizzate da un Comune, da un'Associazione, da un giornale o da una rivista (ad esempio «Inchiostro»). Si distingue, in questo campo, la Guaraldi di Rimini.
  • Assai poche sono invece le antologie che comprendono racconti di tutto il secolo, come anche dei secoli precedenti. Tralasciando quelle su particolari generi letterari (tra cui il più frequente è comunque, di gran lunga, il fantastico), e circoscrivendo l'attenzione soprattutto sull'ultimo secolo, crediamo valga la pena segnalare Novelle e racconti dell'Otto-Novecento in Italia [a cura di Renato Bertacchini, Roma, Studium, 1998]; il poderoso Novelle italiane. Il Novecento [a cura di Gilberto Finzi, Milano, Garzanti, 1991]; e Racconti italiani del Novecento [in realtà due nuove edizioni del volume uscito nel 1983 a cura di Enzo Siciliano, 19944; e 19975]. Di quest'ultima opera, è inoltre uscita una nuova edizione ampliata (da uno a tre volumi) nel 2001 [cfr. <http://www2.unibo.it/boll900/numeri/2002-i/Conti.html>].

Speriamo di essere stati abbastanza esaurienti. In ogni caso, abbiamo appurato che il racconto conosce (e forse preferisce) altri canali rispetto alla libreria, come ad esempio le riviste specializzate o la Rete (alcune antologie, del resto, presentano una collezione di storie già apparse on-line per iniziativa di un sito). Crediamo che ciò sia in accordo con la doppia e pressoché antitetica ricezione di tale forma narrativa. Vi sono, infatti, racconti indirizzati ad un pubblico specialistico, con interessi selettivi, magari di natura non propriamente letteraria; ma ci sono anche racconti, soprattutto dei generi di letteratura popolare, che mirano ad un pubblico che sia il più vasto possibile (e ogni genere ha poi una particolare storia a sé). In ogni caso, al di fuori delle librerie esiste un vero e proprio brulicantissimo sottobosco. Questo anche perché, oltre alle ovvie scelte editoriali conseguenti a quanto appena detto sulla ricezione, molti autori continuano a considerare il racconto una sorta di palestra in vista di prove più impegnative; oppure, al limite, lo ritengono un semplice hobby.

 

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Giugno-dicembre 2002, n. 1-2