Marco Santoro
Italinemo


Sommario

A. La nascita del sito

I. Introduzione
II. «Esperienze letterarie»
III. I servizi di aggiornamento bibliografico
IV. Gli obiettivi di Italinemo
B. L'esplorazione del sito

I. La struttura
II. L'home page
III. Il progetto
IV. Il gruppo di ricerca
V. Le riviste
C. Interrogare la banca dati

I. Prima ricerca
II. Seconda ricerca
III. Terza ricerca
IV. Quarta ricerca
V. Conclusioni


A. La nascita del sito


§ II. «Esperienze letterarie»

I. Introduzione

Il 28 novembre 2001, nell'ambito del Convegno internazionale sulle risorse elettroniche tenutosi a Roma dal 26 al 28 novembre, è stato inaugurato il sito ITALINEMO con una mia presentazione/dimostrazione.
Il sito è strettamente legato, potremmo dire che ne è in qualche modo una costola, alla rivista «Esperienze letterarie», che ho l'onore di dirigere dal 1990. Una delle due finalità del sito, sulle quali tornerò più avanti, è quella di offrire un servizio di aggiornamento bibliografico tempestivo e analitico sulla produzione scientifica espressa da molte fra le più autorevoli riviste di italianistica italiane e straniere, a partire dal 2000. Ciò premesso, è probabilmente opportuno soffermarsi brevemente sulle due coordinate alle quali si è testé fatto riferimento, e cioè: la rivista «Esperienze letterarie» e l'aggiornamento bibliografico relativo agli studi inerenti la nostra civiltà letteraria.

 

§ III. I servizi di aggiornamento bibliografico Torna al sommario dell'articolo

II. «Esperienze letterarie»

Allorché Mario Santoro fondò nel 1976 «Esperienze letterarie», a me, giovane contrattista universitario presso la cattedra di "Bibliografia" della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo partenopeo, cattedra tenuta da Renzo Frattarolo, fu affidato il compito di curare la Segreteria di redazione della rivista. Ebbi così l'onore e la fortuna di partecipare fin dal 1975 alle prime riunioni indette dal Direttore per delineare con i più stretti collaboratori i criteri che avrebbero dovuto segnare la strategia culturale del neoperiodico. All'epoca il Consiglio direttivo era composto da Salvatore D'Elia, Michele Fuiano, Lanfranco Orsini, Silvio Pasquazi, Mario Pomilio e Giorgio Santangelo. Del Comitato di redazione facevano invece parte Antonio Altamura, Gabriele Catalano, Vitaliano D'Alessandro, Augusto Guidi, Donato Moro, Concetta Orsi, Giovanni Saverio Santangelo e Giorgio Varanini. Un ventaglio di competenze e di interessi, quindi, significativamente assai vario: dagli accademici agli scrittori militanti agli esponenti del mondo della scuola, dagli italianisti agli anglisti ai francesisti ai bibliografi, dai "napoletani" agli studiosi di altri centri.
Ricordo con emozione, lo confesso, le lunghe riunioni in via S. Domenico al Vomero, dimora del Direttore, alle quali partecipavano anche gli amici e i colleghi non partenopei del Consiglio e del Comitato per non mancare di recare il proprio contributo. Erano gli anni in cui il dibattito culturale era in non pochi casi vistosamente e apertamente interconnesso con istanze e schieramenti di carattere politico-ideologico: certo, vi erano varie "scuole", certo autorevoli studiosi individualmente segnavano col proprio magistero un preciso itinerario ermeneutico; e tuttavia non si può sottacere che i più incisivi (e talvolta laceranti) distinguo fra i diversi approcci critici attivati e coltivati da parte degli italianisti erano motivati (e non raramente condizionati) da differenti e contrastanti tipologie di impegno sociale e civile e da spesso inconciliabili interpretazioni del modo in cui "fare cultura". Tali distinguo, va appena precisato, lungi dal provocare confronti proiettati a promuovere dibattiti costruttivi ai fini di una più approfondita conoscenza di temi e problemi legati ai più diversi aspetti della nostra civiltà letteraria, partorivano contrapposizioni quasi aprioristiche, segnate da intransigenze e da più o meno trasparenti censure, con ripercussioni tangibili sulle strategie di selezione praticate da riviste, collane editoriali, case editrici, iniziative culturali, ecc.
In palese e dichiarato dissenso con tale procedura e con tale logica Mario Santoro, nella sua Premessa pubblicata sul fascicolo di esordio di «Esperienze letterarie», non a caso scriveva:

«Dar vita ad una nuova rivista letteraria in un tempo come il nostro, segnato da profondi contrasti, da scottanti contraddizioni, dal dilagare della violenza, dal pesante condizionamento del potere economico e tecnologico, dallo smarrimento o dalla confusione dei valori morali, può sembrare una convenzionale operazione "tecnica", un velleitario e "retorico" atto di buona volontà, o una ingenua o presuntuosa fuga verso una dimora privilegiata e sicura, lontana dalla "bufera" della realtà. La nascita di questa rivista, invece, per noi è, e vuole essere, un atto di responsabilità, una scelta morale, una testimonianza della nostra fede nella inalienabile funzione delle lettere (intese soprattutto come impegno, come coscienza) nel concreto contesto della società e della storia. Noi ci proponiamo, con umiltà ma con fermezza, di arrecare un contributo serio e attivo al rinnovamento culturale del nostro tempo […]. La rivista nasce a Napoli, ma con la diretta e attiva collaborazione di studiosi e di gruppi di altri importanti centri della penisola, tutti impegnati a favorire la realizzazione di una larga convergenza, e di un altrettanto largo e spregiudicato confronto di esperienze, di interessi, di metodi. Il titolo "Esperienze" pone l'accento sulla programmatica apertura alle più diverse esperienze metodologiche, critiche, ideologiche: una apertura che, purché sempre contraddistinta dalla serietà e dalla concretezza degli interventi e dal costante rispetto della libertà delle opinioni altrui, consentirà quell'assiduo e costruttivo dialogo che la rivista si propone e si impegna di stimolare e promuovere».

Dunque «Esperienze letterarie» nasceva all'insegna del più ampio confronto possibile, senza preclusioni partigiane oppure piste metodologiche/ideologiche predefinite e condizionanti, in ossequio ad un orientamento scevro da atteggiamenti élitari, votato a non collocare, a non confinare gli studi letterari in una torre eburnea, ma nel contempo proiettato a salvaguardare e ad esaltare l'incisività e la valenza vistosamente formativa delle "lettere" su di una realtà aggredita dalla faziosità, travagliata da tensioni e contrasti, subdolamente blandita da pseudo-valori, condizionata da paternalistici vincoli. Una palestra culturale, in sostanza, in cui potessero cimentarsi giovani e meno giovani, studiosi autorevoli e nuove leve, sostenitori e artefici di approcci critici differenziati, ed anche molto diversi, nella sovrana aspirazione della ricerca di un assiduo e costruttivo dialogo, caratterizzato da un preciso comune denominatore: la probità scientifica.
Con il 2002 «Esperienze letterarie» celebra il suo ventisettesimo anno di vita e non sta a me, che ne ho assunto la direzione, come detto, dal 1990, esprimere giudizi circa l'esito dell'attività svolta dalla rivista: tuttavia, alla luce di quanto è accaduto in questi ultimi cinque lustri, ritengo che si possano legittimamente esternare due considerazioni. 1) Non può certo essere attribuito al caso se nel corso del tempo «Esperienze letterarie» ha potuto beneficiare di una crescente attenzione da parte dei lettori e se ha potuto giovarsi della sempre più ricca e qualificata collaborazione di studiosi italiani e stranieri di assoluto rilievo: la rivista, in altri termini, grazie al prezioso contributo di tutti coloro che a vario titolo l'hanno sostenuta, non si è di fatto esaurita in una entusiasmante ma breve avventura. 2) La strategia culturale impressa dal fondatore, nel solco della liberalità scientifica così propria del suo statuto intellettuale, e tenacemente perseguita dopo la sua scomparsa, alla resa dei conti è stata, per così dire, confortata nella sua sostanziale efficacia dagli orientamenti significativamente maturati negli ultimi anni da numerose altre pubblicazioni periodiche, di nascita recente e meno recente, ed ha certamente fornito un contributo ai fini di una decodifica più chiara in merito alla profonda differenza fra riviste-contenitore, riviste-strumento di consenso e riviste scientifiche, aliene, queste ultime, da qualsivoglia tipo di condizionamento e nel contempo capaci di esorcizzare il rischio di un assemblaggio disorganico e talvolta casuale di rubriche e di contributi, pur validi ma svincolati da una precisa progettualità.
A proposito della progettualità, va doverosamente sottolineato che, fra le altre, due precise linee programmatiche, la cui interconnessione culturale non potrà certo sfuggire, sono state insistentemente promosse e a grado a grado sviluppate da «Esperienze»: da un canto l'attenzione nei confronti dell'italianistica coltivata all'estero, dall'altro la vocazione a garantire l'aggiornamento e l'informazione bibliografica su un piano internazionale in rapporto ad una trasparente operazione di filtro, articolata, sotto l'aspetto strutturale, in una serie di rubriche. Ecco quindi fin dall'inizio l'esordio sia delle recensioni che delle segnalazioni, secondo una prassi abbastanza consueta, e subito dopo, a mano a mano e comunque nel giro di pochi anni, l'inserimento di altre quattro rubriche strutturalmente votate ad assecondare precipue strategie culturali della testata: lo "Spoglio delle riviste", giunto a selezionare e ad analizzare più di quaranta testate italiane e straniere, il "Notiziario", teso ad informare su importanti iniziative in corso o in programmazione, il "Taccuino", resoconto molto selettivo relativo ad un numero limitato di collane nell'ambito della poesia contemporanea, e infine le "Rassegne". Queste ultime negli anni più recenti sono state con sistematicità dedicate agli studi stranieri, beneficiando di uno spazio apposito su ciascuno dei quattro fascicoli di ogni annata dal 1997. Sono state così pubblicate rassegne inerenti la Francia (1997), la Spagna (1998), la Gran Bretagna (2002), gli Stati Uniti (2000) e la Germania (2001). Dal 2001, per altro, vedono costantemente la luce o sono in programmazione anche rassegne su studi pubblicati in Italia riguardo autori, correnti, generi letterari, ecc. (e potrò menzionare quelle di De Paolis sulla scuola siciliana, di Gallo sulla tragedia del Cinquecento, di Maggi sul teatro pirandelliano, di Palma sulla Serao, di Reale su Brignole Sale, di Zito su Leopardi). Sarà appena il caso di ricordare, infine, un'ultima palmare testimonianza della persistente inclinazione ad offrire ai nostri lettori funzionali ed efficaci strumenti di accesso all'informazione, inclinazione della quale, nel bene o nel male, mi assumo personalmente gran parte delle responsabilità, considerata la mia militanza non solo nell'italianistica ma soprattutto nell'area bibliografica. Mi riferisco agli Indici di «Esperienze letterarie» curati con costante competenza da Giuseppina Monaco, con criteri descrittivi e di indicizzazione apprezzati al punto tale da essere stati successivamente utilizzati anche in relazione ad altre quattro riviste. Dopo la pubblicazione autonoma degli indici 1976-1990, che hanno costituito il secondo dei "Quaderni" della rivista nel 1991, sono stati successivamente realizzati e pubblicati altri due indici quinquennali, nel 1996 e nel 2000: per il 2005 è prevista la pubblicazione cumulativa degli indici relativi ai trent'anni di «Esperienze».

 

§ IV. Gli obiettivi di Italinemo Torna al sommario dell'articolo

III. I servizi di aggiornamento bibliografico

Ed è ora di passare alla seconda delle coordinate a cui facevo riferimento nel mio esordio: l'aggiornamento bibliografico relativo agli studi inerenti la nostra civiltà letteraria.
Come è noto, a non volere recuperare strumenti e progetti molto lontani nel tempo, dobbiamo essere grati a Giuseppe Prezzolini per avere curato il Repertorio bibliografico della storia e della critica della letteratura italiana, che abbraccia gli anni 1902-1932 (nei due volumi editi nel 1937-39 dalle Edizioni Roma) e gli anni 1933-1942 (nei due volumi editi nel 1946-48 dalla Vanni a New York). Il repertorio prezzoliniano ha beneficiato di aggiornamenti inerenti gli anni 1943-1947 e 1948-1953, curati dalla Facoltà di Magistero dell'Università di Roma "La Sapienza" sotto la direzione di Umberto Bosco, ed editi dalla Sansoni di Firenze. Intanto nel 1948 aveva visto la luce, per opera di Cordiè, la Bibliografia speciale della letteratura italiana, inserita nel primo volume dei Problemi e orientamenti critici di lingua e letteratura italiana, editi dalla Marzorati di Milano. La medesima casa editrice dà alla luce nel 1959 un altro strumento, realizzato da uno dei maestri della bibliografia peninsulare, e cioè da Renzo Frattarolo, Bibliografia speciale della letteratura italiana. Lo stesso Frattarolo quattro anni dopo affida alle Edizioni dell'Ateneo di Roma la nota Introduzione bibliografica alla letteratura italiana.
Per gli anni più recenti, oltre all' Annuario bibliografico di italianistica, a cura di Morelli e Tartaro (1978) e al Bollettino di italianistica, del Dipartimento di italianistica della Sapienza, successivamente confluito in LIRA, andranno ricordate due importanti iniziative: LIAB (Letteratura italiana. Aggiornamento bibliografico), diretto da Benedetto Aschero a partire dal 1991 ma, sembra, interrotto col 2000, e BIGLLI (Bibliografia generale della lingua e della letteratura italiana), edita dalla Salerno di Roma a partire dal 1994.
In riferimento alla letteratura del Novecento, al di là dei benemeriti lavori di Falqui e di Mazzotti, si può ricordare, e mi scuso per l'autocitazione, Frattarolo-Santoro, Materiali per uno studio della letteratura italiana del Novecento, edito dalla napoletana SEN nel 1979. Frattarolo ha poi proseguito nelle sue preziose indagine dando alla luce una serie di aggiornamenti apparsi su «Accademie e biblioteche d'Italia» o sui «Nuovi Annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari». Infine, merita menzione il recente e ricco repertorio di Antonio Jurilli, Novecento letterario italiano, edito dalla Palmar di Bari nel 1996.
Se grosso modo sono questi i principali repertori di italianistica in cartaceo (naturalmente tralascio di citare bibliografie generali, il cui utilizzo non può essere trascurato, e basti nominare la nostra BNI), c'è da dire che dal 1996 è disponibile il Cdrom LIRA, a cui si è fatto cenno precedentemente, nel quale confluiscono i dati del Bollettino di italianistica e di LIAB a partire dal 1986. Registra monografie, miscellanee, atti di convegni, articoli, saggi e recensioni tratti dallo spoglio, sia pure non costante, di circa cinquecento periodici anche di cultura varia. Interrogabile per autori e curatori, titoli, soggetti biografici, parole chiave, editori e testate di periodici. Brevi abstract accompagnano varie registrazioni.
Ed in rete? Cosa possiamo trovare in Internet? Premesso che uno strumento utile a riguardo, recente ma anche succubo dell'invecchiamento precoce in questo campo, è la pubblicazione di Fabio Matitieri e Riccardo Ridi, Ricerche bibliografiche in Internet, edito nel 1998 dalla Apogeo di Milano, non mi dilungherò troppo in proposito e non per ragioni di temuta concorrenza, ma perché il panorama al momento offre davvero poco e, sul versante della pura repertazione analitica, sostanzialmente nulla, se si escludono banche dati, opac, eccedera a carattere generale. Abbiamo certamente i siti delle case editrici, che ci informano principalmente in merito alle loro novità; non mancano poi siti ben strutturati sul versante dell'informazione generalizzata riguardante varie iniziative, non soltanto editoriali (e penso a <http://www.italianisticaonline.it>, col link "bookmark" che rinvia, fra l'altro, a siti di pertinenza tematica), oppure a <http://www.repubblicaletteraria.net>, frutto dell' instancabile e appassionato impegno di Fausta Samaritani, o a <http://www.arabafelice.it>, specificatamente dedicato alla letteratura femminile e ricco, fra l'altro, di un funzionale ed aggiornato dizionario biobibliografico interattivo delle donne che operano nei vari campi della creatività e del sapere, o al molto utile <http://www.unibo.it/boll900>, rivista letteraria on line fondata e diretta da Federico Pellizzi, o ancora al graficamente interessante ma non di grande utilità <http://www.siol.it/ospiti/especiale> di Emilio Speciale, nella cui homepage non a caso è scritto «In questo sito si trovano pagine personali, pagine dedicate alla mia attività editoriale, informazioni sulla mailing list "Lettere italiane", indirizzi utili per l'italianista, una bibliografia leopardiana e pagine varie» (Se andiamo sugli indirizzi utili per l'italianista, in effetti troviamo ben poco). Da considerare, inoltre, vari siti di facoltà universitarie o di dipartimenti, dai quali si possono attingere anche notizie bibliografiche: e penso, ad esempio, a <http://www.griseldaonline.it> del Dipartimento di italianistica dell'Università di Bologna. In relazione allo specifico settore delle riviste, infine, va segnalato, ma ha scopi diversi, <http://circe.lett.unitn.it>, dove tra l'altro sono presenti puntuali pagine relative a «900», «Il Baretti», «Campo di Marte», «Il Contemporaneo», «Il Convito», «L'Europa letteraria», «Frontespizio», «Hermes», «Lacerba», «Il Leonardo», «Letteratura», «Il Menabò», «Occidente», «Officina», «Pan», «Paragone», «Pègaso», «Primato», «Primo Tempo», «Prosa», «La Riforma Letteraria», «Il Rinascimento», «Risorgimento», «La Ronda», «Il Selvaggio», «Solaria» e «La Voce».
In sostanza, si tratta di siti spesso ben organizzati, ma caratterizzati da finalità per lo più volte a valorizzare la ricerca ipertestuale nella costruzione di pagine dedicate ora a un determinato autore, ora ad una specifica tematica letteraria, ora a riviste storiche del Novecento, ora alla creazione di biblioteche virtuali, ora, e sono i più numerosi, a pubblicizzare l'attività di un singolo o di un gruppo di persone.

 

B. L'esplorazione del sito Torna al sommario dell'articolo

IV. Gli obiettivi di Italinemo

Ma è ora di tornare ad ITALINEMO. Il successo del Convegno Internazionale tenutosi a Napoli nel novembre 2000 su "Le riviste di italianistica nel mondo"1 confermò il profondo e crescente interesse nutrito dalla comunità scientifica nei confronti di uno degli strumenti tradizionalmente più efficaci ai fini del tempestivo confronto culturale: i periodici specializzati. Nell'ambito dell'evento partenopeo, promosso da «Esperienze letterarie»,2 emerse tra l'altro, anche alla luce della proliferazione delle testate, l'opportunità, se non la necessità, di attivare un'iniziativa tesa a soddisfare una duplice istanza:

  • divulgare a livello internazionale con maggiore incisività e in maniera agevolmente accessibile i contenuti della produzione periodica, preservando (ed evidenziando) accuratamente le specifiche peculiarità di ciascuna testata, anche nel rispetto della loro unità bibliografica;
  • offrire una efficace modalità di accesso variamente articolato al vistoso e prezioso materiale scientifico espresso dalle riviste.

In considerazione della suddetta necessità e della concomitante consapevolezza della sostanziale latitanza di strumenti informatici adeguatamente strutturati ai fini di una tempestiva informazione legata alla produzione scientifica delle testate di italianistica, e, nel contempo, nel solco di una delle più autentiche vocazioni di «Esperienze letterarie», si è ritenuto quanto mai opportuno dare vita al progetto ITALINEMO (italianistica nel mondo), sito web (<http://www.italinemo.it/>) proiettato alla creazione di una banca dati bibliografica costantemente aggiornata, impostata sul recupero delle informazioni enucleabili a partire dal 2000 da un consistente numero di riviste italiane e straniere, specializzate nel settore della saggistica legata alla civiltà letteraria italiana.
Va appena sottolineato che una bibliografia corrente, quale appunto è Italinemo in una delle sue articolazioni, la quale, accantonato il supporto cartaceo, si avvale dei benefici del mezzo informatico, muta la tradizionale struttura repertoriale, giacché non approda alla creazione di liste statiche ma crea flussi di informazione. Come ha felicemente precisato Antonella Orlandi: « [una bibliografia corrente informatica] alla configurazione gerarchica, predilige nessi di coordinazione tra i diversi elementi che possono diventare vettori del recupero dell'informazione; può singolarmente potenziare una sua autosufficienza rispetto alla fonte, nel senso che diventa altra cosa, per la struttura di relazioni e collegamenti che organizza e i meccanismi associativi che mette in gioco nell'utente. Interpreta il suo ruolo di rappresentatività dell'oggetto indicizzato in modo autonomo, intensificando i bisogni informativi, innescandone di nuovi sulla base di meccanismi analogici».3 Tuttavia, anche all'interno e in relazione al nuovo ambiente, non si può assolutamente derogare da alcuni criteri e principi repertoriali fondamentali, peculiari della più autenticamente corretta prassi bibliografica: la precisa delimitazione dell'oggetto, le inequivoche individuazione e divulgazione delle fonti utilizzate per il reperimento dei dati, la puntuale, coerente e costante metodologia citazionale, l'uniforme impostazione di ordinamento. Il tutto segnato (e garantito) dall'esame diretto dei documenti.

Scheda bibliografica B. L'esplorazione del sito

 


Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2002

Giugno 2002, n. 1